sabato 23 febbraio 2008

La lunga marcia verso l'obnubilamento


Non è più tempo di acquiescenza, o non lo è mai stato. E' ora di mettere i puntini sulle i, per così dire. Qualche giorno fa ho toccato con mano cosa significhi parlare tra sordi, che è un qualcosa che accade praticamente sempre quando si ha a che fare con le questioni religiose e le persone che credono al Verbo, in qualsiasi accezione. Ho frequentato un corso dove ho conosciuto una ragazza senegalese musulmana, senza velo come quasi tutte le senegalesi, sboccata e simpatica oltre ogni dire. Bene, le è stato chiesto da un'altra tipa se avesse a casa il Corano solo in lingua originale o se fossero ammesse traduzioni. Mi sono intromessa affermando che le traduzioni ovviamente esistevano, tanto che io ne posseggo una copia in italiano, in edizione economica. La ragazza senegalese si è voltata verso di me con aria allarmata, affermando che io non potevo accostarmi al Corano senza essermi astenuta dal sesso e fatto le abluzioni di rito! E per "accostarsi", intendeva letteralmente prenderlo in mano e leggerlo. Poco prima che il docente, purtroppo, ci interrompesse, ha buttato lì che anche "noi", di sicuro, prendevamo precauzioni simili riguardo la Bibbia. Cosa avrei potuto risponderle? Per me non esistono testi sacri. Un libro è solo un libro, per quanto possa contenere sagge parabole e esperienze mistiche. La verità non è "rivelata" da nessuna parte e se vuoi scoprirla sta a te trovartela da solo. Come un uomo è solo un uomo, per quanto possa essere saggio e persino illuminato, non sarà mai "santo". Sarò pignola, ma dò una grande importanza alle parole, perchè costituiscono le strutture del pensiero. Ora, tu ovviamente puoi fare quello che vuoi quando ti avvicini a un libro che consideri sacro, ma come puoi credere che CHIUNQUE debba seguire le tue pratiche, anche se non crede e vuol leggere il testo per semplice curiosità intellettuale? Quale sarebbe il pericolo nascosto dietro il mio "blasfemo" approccio di lettura? Mi sento molto gentile e moderata, nell'affermare che questa è una forma superstiziosa di religiosità. C'è un rispetto per i simboli che è sacrosanto e c'è un'ossessione per i simboli che è tutta un'altra cosa, come dimostrano ad esempio le diatribe sul crocifisso che dovrebbe campeggiare d'ufficio dentro scuole e tribunali, non si sa bene perchè. Non sono di quelle tizie politically correct che dicono che dovrebbero essere esposti tutti i simboli di tutte le religioni e peace and love, al contrario, se per qualche strano motivo che esula dalla mia comprensione non puoi vivere senza simboli te li porti da casa e non aspetti che lo STATO LAICO li esponga per farti un piacere, ma vabbè, che lo dico a fare. Si potrebbe al limite fare una deroga per quanto riguarda il crocifisso negli ospedali, luogo di malattia e morte dove il simbolo può esercitare un potere benefico sulle menti devote e annebbiate dalla sofferenza, anche se, come sappiamo, nei nostri ospedali ci sono persino le cappelle già pronte all'uso, per il ricovero dell'anima dei sofferenti e dei loro cari, per cui tale deroga è a tutti gli effetti da considerarsi un sovrappiù dovuto a magnanimità verso le umane, tristi sorti. Lo stato laico sarebbe poi quello stesso che, sulla base di una soffiata anonima di un tizio piuttosto morboso e soprattutto a disagio con l'italiano, invia una task force di ben sette poliziotti a interrogare una pericolosissima donna in ospedale, a seguito di un aborto terapeutico e a requisire addirittura il feto, il punto è: come può un aborto avvenire illegalmente in un ospedale? Il tizio al telefono ha parlato di mazzette elargite al primario in cambio di un aborto non giustificato? Non risulta. E in realtà quale sarebbe l'aborto non giustificato all'interno dei parametri della 194 (dio la benedica), che prevede la legittimità dell'aborto terapeutico anche in condizione di "semplice" sofferenza psicologica della donna, il che si può tradurre con la frase "tutte le volte che la donna non vuol saperne di partorire un figlio per qualsivoglia motivo - punto".
Ora, menti più acute della mia hanno notato con stupore che, ad eccezione di poche suore laiche e/o femmine che tirano il carro con bonomia nel solco del patriarcato a cui sono completamente assuefatte, i peroratori della crociata anti aborto sono uomini scatenati in sorprendenti dichiarazioni d'amore sconfinato per la blastocisti, di immedesimazione totale con il destino dello zigote e che condividono con l'embrione le stesse domande esistenziali e la filosofia di pensiero. Addirittura, parrebbe sia stato proprio l'embrione il primo a metter loro la pulce nell'orecchio. A tanta passione verso la causa, corrisponde in genere la più totale indifferenza verso i bambini già nati e la sorte delle donne che li partoriscono.
Ci sarebbero molte cose da dire sui tortuosi meccanismi psicologici di costoro, ma lascio la parola all'ottimo Daniele Luttazzi che ebbe modo di affermare, candidamente e succintamente:


"Se gli uomini restassero incinti, potresti avere un aborto anche dal barbiere.
"
Daniele Luttazzi.

E in buona sostanza, per quanto mi riguarda, questo chiude la questione.

Nessun commento: