venerdì 26 settembre 2008

Sono loro che guardano noi!


Non posso più guardare i politici in tivù. Questo perchè sono inguardabili e inascoltabili. Posso sapere le notizie solo da Internet. L'altro giorno per un attimo ho intravisto Gasparri a "PrimoPiano". A parte lo stupore di vederlo e saperlo ministro, chè sembra sempre sia la controfigura di Neri Marcorè. Prima hanno fatto vedere un servizio, in cui un giornalista intervistava il direttore e i redattori di "Liberazione", che rischiano la chiusura perchè Gasparri (ossia il governo che muove i fili che gli escono dalla schiena) vuol tagliare i fondi per l'editoria. Questa è un'altra idea malsana per cui mi ero trovata in disaccordo con Beppe Grillo e le sue leggi di iniziativa popolare, fra cui anche l'abolizione dell'albo dei giornalisti, come se fosse davvero quello uno dei problemi della democrazia di questo paese. Comunque, detto fatto, il governo accontenta Grillo, il che dovrebbe far riflettere sulla bontà dell'idea di base, perchè, è evidente a chi non è completamente stolto e/o in malafede, che se si tagliano i contributi pubblici all'editoria (a fronte di ben altri sprechi, ça va sans dire), rimangono in vita solo i giornali:

a) del padrone;
b) che possono contare su consistenti entrate pubblicitarie, ossia che sono asserviti alle multinazionali e al mercato e alle marchette necessarie a non scontentare l'inserzionista;
c) che sono in ottimi rapporti con chi gestisce la raccolta pubblicitaria del nostro paese in modo praticamente esclusivo, ossia Publitalia, per cui torniamo al punto a).


Difatti, manco a dirlo, chi rischia al momento è Liberazione, Il Manifesto, forse anche la Padania, che però ho l'impressione che sotto questo governo troverà il modo di cavarsela.
Nel servizio di "PrimoPiano", Sansonetti, il direttore di "Liberazione", si appellava all'idea di un pluralismo che vada garantito e non soppresso in un regime democratico, affermando che anche l'elettore di destra è garantito dall'esistenza di voci antagoniste ecc. ecc. Bene, la telecamera torna sul conduttore della trasmissione che chiede a Gasparri che fine farà il pluralismo e perchè si fanno tagli sull'editoria piuttosto che sugli innumerevoli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti, insomma, sarebbe l'occasione per fare il brillante come solo un faccia di culo quale un qualsiasi ministro fascistissimo può essere, ribaltando qualsiasi logica e etica e buon senso comune, nel tentativo di dimostrare che siamo tutti più poveri all'interno di un sistema realmente pluralistico dell'informazione, ma no. Il nostro non coglie l'opportunità che gli si presenta ghiotta e decide di strafare e sputtanarsi buttando là un: "io CONTESTO il modo in cui è stato realizzato il servizio... Sarebbero potuti andare in altre redazioni e chiedere ad altri giornalisti bla bla bla..." E' evidente che qualsiasi cosa il cocainomane in questione abbia poi affermato (non lo so, ho cambiato canale prima che un demone da me evocato possedesse Gasparri in diretta) non possa essere tenuta in nessuna considerazione. Perchè tu, ministro per grazia ricevuta, non puoi CONTESTARE un servizio confezionato da professionisti che ti presentano una qualsiasi realtà che il tuo operato ha in qualche modo contribuito a creare. Tu devi RISPONDERE, anche se quella realtà non ti soddisfa e non è stato confezionata ad arte dai tuoi soliti 4 sodali leccaculo, qualsiasi cosa ti venga mostrato, qualsiasi cosa di cui ti venga richiesta spiegazione a proposito del tuo operato tu devi RISPONDERE, e non cazzeggiare. Per giustificare almeno in minima parte gli stramaledetti soldi che ti pigli per fare danni e fare schifo a spese dei contribuenti.

Lui CONTESTA che dei cittadini della Repubblica a cui toglie spazi di libertà, ossia giornalisti e utenti che leggono il giornale o che anche non leggendolo vorrebbero che comunque esistesse - e ricordiamo che il minchione fa capo a un gruppo di potere che chiama sè stesso Popolo delle libertà! Qui non possiamo far altro che rivoltarci nella tomba che ci stanno costruendo intorno insieme alla carcassa di George Orwell e alla sua intuizione della Neolingua - possano chiedergli conto di qualcosa che lui sta facendo in un modo che a lui non garba. Possano chiedergli conto di qualcosa senza preoccuparsi di pensare a ciò che può infastidirlo o metterlo in difficoltà. Lui CONTESTA che un servizio giornalistico possa essere costruito in modo da non giovare alla sua tesi - non è leale, per lui.

Non è la regola del gioco che conosce meglio e che gli piace tanto: quello in cui tutti sono proni e pronti a riverirlo perchè ministro, e pronti a dargli retta e magari assecondarlo perchè lui poi forse potrebbe fare qualcosa per loro, se proprio fosse in buona.


Sempre che non si siano sbagliati e non lo abbiano scambiato per Neri Marcorè.