lunedì 26 marzo 2012

ROBERT MAPPLETHORPE



Fondazione Forma per la fotografia, p.zza Tito Lucrezio Caro, 1 Tel. 0258118067
Dal 2 dicembre al 9 aprile 2012

Una retrospettiva di Robert Mapplethorpe, dagli esordi con le Polaroid fino ai grandi ritratti di personaggi celebri, è un salto nel tempo, direttamente nella New York anni ‘70 e ‘80: gli anni della pop art, della liberazione sessuale, dell’esplosione della performance e della body art.
Mapplethorpe diventa l’artista della scena underground della metropoli americana, ma ciò che cerca non è la trasgressione fine a se stessa, quanto la rappresentazione dell’inedito culturale e artistico, che viene immortalato con un’estetica classica e senza tempo.

Fotografare in quegli anni era perfetto, perché era un tempo dove tutto scorreva molto velocemente e in qualche modo andava fermato: così la serie di autoritratti, come fulminanti visioni di sé. Mapplethorpe truccato come Ziggy Stardust, o come una pornostar che fa uso improprio della frusta. Nel 1988, solo un anno prima della morte preannunciata dalla diagnosi di AIDS del 1986, che all’epoca significava una condanna a pochi anni di vita, il presagio diventa iconico nel bastone sormontato dal teschio con cui Mapplethorpe si fotografa e che infine prende il sopravvento, diventando protagonista nell’ultimo scatto della serie.

Il corpo maschile viene per la prima volta celebrato, come non si vedeva dai fasti della statuaria greco-romana: la perfezione della forma, esaltata dalla luce e da un potente bianco e nero, ricerca un ideale di bellezza classica. I corpi costruiti all’interno di figure geometriche si prendono tutto lo spazio e lo riempiono di plasticità e significato vitale, come moderni studi anatomici leonardeschi. La ricerca sulla perfezione del corpo approda nel dettaglio, con la serie dei peni in primissimo piano che fuoriescono dai calzoni o che svettano di fianco a pistole.

Il sodalizio artistico e l’amicizia con Patty Smith si esprimono in una serie di ritratti di tutt’altro genere, dove la cantante viene rappresentata come una musa, spiritata e austera: il fotografo ne esalta le bellezza febbrile, l’eleganza delle mani sempre presenti nell’inquadratura, in una rappresentazione androgina che richiama l’idea di un essere fatato e misterioso. Un morbido grigio assicura la dimensione onirica ad immagini come quella in cui Patty trattiene due colombe sulle dita o si taglia una ciocca di capelli fissando l’obiettivo, con lo stesso sguardo del gatto immobile di fianco a lei.

È con la serie dedicata alla body builder Lisa Lyon che Mapplethorpe torna a celebrare la plasticità del corpo, in questo caso un corpo femminile con caratteristiche muscolari maschili, splendido esempio di dualità e sovvertimento visivo degli stereotipi, a cui forse l’artista associa un’idea divina dell’essere: Lisa Lyon è rappresentata con l’arco come Diana cacciatrice o come una divinità misteriosa, con un peplo a coprirne il volto, che esprime tutta la propria forza nelle braccia e nella postura, in quella che è diventata un’immagine celebre e che richiama il surrealismo di alcune opere di Magritte. Infine, Lisa Lyon riguadagna la normalità del proprio corpo femminile in scatti più rilassati e languidi, accovacciata su una spiaggia o adagiata senza più tensione in una stanza da bagno.

Non manca la parata di splendidi ritratti dedicati ai personaggi celebri della scena newyorchese, da Andy Warhol a Udo Kier, Donald Sutherland e Grace Jones: la loro rappresentazione è ironica e personale. Mentre la serie dei fiori torna a essere caricata di sensualità avvolgente, con le corolle chiare e gli steli che fuoriescono dal nero carico. D’altronde, Mapplethorpe stesso dichiarava che non era importante il soggetto, si trattasse di fiori o di cazzi: è tutta una questione di luce e di composizione.

(Foto: ©Robert Mapplethorpe Foundation. Used by Permission)