domenica 24 maggio 2009

Eppur si muove


Qualche sabato fa sono andata al matrimonio di una collega molto, molto credente. E il marito peggio di lei.
Per cui, ci siamo sorbiti una cerimonia lunga un'ora e 40 minuti (ebbene sì: un'ora e 40 minuti), in cui non si è parlato mai dei due sposi e del coronamento del loro amore, bensì dei doveri del matrimonio, ovviamente tutti declinati al femminile. Poi c'è stato spazio per una polemica contro la modernità e il concetto di libertà, che deve invece essere sostituito dal concetto di obbedienza e di sottomissione (della donna), perché ciò che dice il vangelo è verità, non opinione, e l'unico scopo che abbiamo tutti nella vita è quello di salvarci l'anima secondo i dettami della chiesa.
Tutto questo, prima di cominciare la cerimonia, proclamata a gran voce di tipo tradizionale, il che vuol dire, secondo le istruzioni per l'uso dettate dall'officiante:

a) omelia interamente in latino (disponevamo di un libretto con traduzione a fronte, di cui avremmo fatto volentieri a meno, dato che esibiva tutti i passaggi più retrivi delle famigerate lettere di san Paolo agli apostoli). Il filo comune era, ça va sans dire, la sottomissione della donna. Cito a memoria (fallace): "perchè dio ha creato l'uomo a sua immagine e poi dal corpo dell'uomo prese una costola per creare la donna, così che fosse d'aiuto all'uomo".
Donne create per il piacere e la cura dell'uomo, questa interpretazione del vangelo, lo si ben sa, è molto in voga ancora dopo 2009 anni: lo sentiamo tutti i giorni dai gossip e le cronache.
Non è stupefacente?
Poi ovviamente c'erano indicazioni del tipo: vincolata a un solo talamo (la donna), obbediente, rispettosa, riservata, ecc. ecc., una lista pressoché infinita. Indicazioni per lo sposo? Una sola: quella di amare la sua sposa. Comodo. Il matrimonio declinato al maschile sembra una vera pacchia così. Declinato al femminile, sembra più un giogo infernale.

b) la comunione si riceve in ginocchio, l'ostia esclusivamente in bocca e non nelle mani.
Poi, avvertenza (per le donne): bisogna essere vestite decorosamente.
Sono anni che non faccio la comunione. Non ho intenzione di riprendere ora.
Specie dopo che ho visto una vecchia che a malapena si reggeva sulle gambe, doversi inginocchiare a fatica. E il prete impassibile che la guardava aspettando.
D'altronde che gli frega a lui, visto che gran parte della cerimonia l'ha passata voltato verso l'altare, a dar la schiena ai convenuti. Bah.


Questo è il nuovo corso di Ratzinger, fare carta straccia del Concilio Vaticano II.


La sera, ho fatto un salto alla Fornace, un centro sociale di Rho appena rioccupato dopo lo sgombero.

C'era il dj set per festeggiare. Qui ho beccato un tipo che conosco e che sta dentro il collettivo.
ci spiegava di come è stato rioccupare, di come si stavano organizzando per il futuro.
Dentro e fuori, pieno di gente.
Lo scopo della Fornace, ora, è quello di opporsi alle politiche per l'Expo 2015, oltre a creare spazio per iniziative culturali e di aggregazione in un territorio altrimenti in balia del soldo, degli appalti, delle mafie, del caporalato, della corruzione e della sverniciatura "european-style/only business oriented" che si vuol dare alla zona. Per cui la parola d'ordine è concretezza: non ci piace questo, ci opponiamo a quello. Fatti. La politica è strettamente legata al territorio. E il mio amico glissava sul fatto che il giorno dopo ci sarebbe stato lì dietro un comizio di Satana La Russa in persona.
"No, non organizziamo nessun tipo di contestazione. Che parli pure. Perchè andare a perdere tempo? Poi si rischia che la gente non ti capisce. Sono tutti pronti a darti la patente del facinoroso. Non aspettano altro".

Sul momento la cosa mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, ma solo lo spazio di digerire che le cose cambiano. Solo lo spazio di pensare infastidita che i fascisti parlano nelle piazze e alla gente gli sta bene così e che fino a qualche anno fa non sarebbe andata così liscia.
Ma invece va bene così. E' esattamente così che deve essere: superamento delle ideologie (fino a un certo punto, ovvio: non sono accettabili saluti romani dai ministri o ronde di nostalgici filo nazisti, non scherziamo). Ma ciò che intendo è che così devono essere le realtà alternative sul territorio, questa è la vera trasposizione del motto "Think globally, act locally".
Le politiche per l'Expo rappresentano tutto il marcio che sta dietro al turbocapitalismo mafioso all'italiana, corredato di disprezzo verso il cittadino, la comunità e il territorio. Mazzette a gogò, cementificazione e poc'altro. "Migliaia di posti di lavoro", dicono, sì, precari però, e lottizzati e caporalati e risparmio sulla sicurezza.

Così in una giornata sola ho visto come è cambiata la chiesa e come sono cambiati i centri sociali. C'è chi guarda avanti e c'è chi guarda indietro.
La chiesa volta le spalle ai fedeli, i centri sociali lasciano parlare un nemico.
Non c'è più religione.