mercoledì 27 marzo 2013

Is Democracy fooling you?

"La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare". (Charles Bukowski)
La cosa ha cominciato a puzzare quando si è parlato di esportarla con le bombe, la democrazia, e poi lo si è fatto davvero in Iraq e non solo. Ricordo il dibattito strapilotato e capzioso che all'epoca, per mesi, rimbalzò sui giornali, in primis Il Foglio, per convincere l'opinione pubblica che non era una porcata tale e quale come appariva, ma una scelta necessaria e perfino virtuosa. Esportarla equivaleva a celebrarla. E già non aveva più niente di umano né filosofico, la democrazia, ma venne così trasformata in ideologia pura; il retropensiero, neanche tanto nascosto ma anzi dichiarato, era: "tutti hanno il diritto e il dovere ad avere una propria democrazia, a costo di ammazzarli". Quanti morti ha fatto, la democrazia? Non c'è un qualche "libro nero" che li abbia contati? Poi, negli ultimi vent'anni o giù di lì, nel nome della democrazia si è portato avanti un disegno repressivo totale, sempre all'interno di un'ottica del tipo "non disturbare il manovratore", legittimato da elezioni sempre più sfilacciate, con una legge elettorale ridicola e un astensionismo sempre più elevato e mai tenuto in considerazione, con l'unico scopo di impadronirsi della cosa pubblica per spartirsela poi fra massoni, politici, tenutari vari (di giornali, di banche, di aziende), ereditieri, micro potentati regionali, comunali e familistici, mafiosi, religiosi, lobbyisti e immanicati vari. Agli occhi dei cittadini-servi, noi, le peggiori porcate sono state fatte passare come "necessarie" per un fantomatico Bene Superiore (Governo Monti, asservimento ai diktat europei) o come colpa di altri partiti, altri poteri non meglio identificati. Così nessuno si è preso mai la responsabilità di niente, nemmeno quella di aver perlomeno appoggiato negli anni una politica che ha portato, fra le altre cose, a bruciare un'economia ricca precarizzando e togliendo opportunità di sviluppo a intere generazioni, annichilito turismo, arte, cultura, identità civica e quant'altro rendesse speciale e bello questo Paese. Sviare l'attenzione sulle minchiate, sulle polemicuccie, sui detti e non detti, sulle dichiarazioni dell'uno o dell'altro, fare il processo alle intenzioni, pilotare i media, ridicolizzare ciò che porta il germe del nuovo o del differente, sono le armi che vengono usate a questo scopo. Questo a grandi linee, per riassumere, è il quadro. Nello specifico, si è preso qualcosa che nasceva come buono e giusto, la democrazia, per piegarla e piagarla. Succede sempre così, in effetti, a farci caso, con ogni cosa potenzialmente bella e vera: si prende l'entusiasmo giovanile e lo si piega a squallidi fini economici o politici, si prende la moda dalle strade e la si trasforma in capitale per i profitti della moda, si prendono le istanze dell'ecologia e della sostenibilità per farne un nuovo mercato, si prende l'arte e la si musealizza; al contempo, per buona misura, si svilisce o addirittura si persegue qualsiasi autentica espressione del Sè e della libertà creativa individuale che non rimanga all'interno di queste logiche di sfruttamento e prostituzione. Come chiamare questo sistema, capitalismo? Patriarcato? Società dell'immagine e del consumo? Qualsiasi sia il nome, è quel sistema che perverte ogni cosa che tocca e che apparentemente si è dato per gestirsi delle "regole democratiche". All'interno di questo sistema e di queste regole, ci è stato inculcato che bisogna vivere nell'ottica o di dover chiedere il permesso (lo chiamano "restare nella legalità") o di soccombere e sparire, perchè si viene privati delle risorse per andare avanti. Si viene isolati. Ma il giochino si sta inceppando. Per qualche motivo, per qualche congiunzione astrale forse, non piace più a molti. Si è arrivati a un punto per cui in tanti, anche insospettabili, stanno cominciando a chiedersi: "MA PER QUALE CAZZO DI MOTIVO CHE NON SIA LA PAURA DOVREI DIFENDERE E VOLER MANTENERE LO STATUS QUO?" Chi lo difende e vuole mantenerlo, al punto in cui siamo, sarà probabilmente o uno che ancora riesce a mangiarci per bene, o un pavido, o un vecchio. E certo questo è un paese pieno di vecchi, pavidi e arraffoni. Per molti è la morte delle illusioni. Siamo cresciuti tutti col mito della democrazia nata dal popolo, della rappresentanza, del partito, del sindacato. Per molti è difficile pensare che questo mito, così ragionevole e idealizzato, che ha nutrito per decenni tante speranze e per la quale si è versato sangue, ora sia diventato un'ideologia come un'altra, un'ideologia basata su speranze del passato che però, qui e ora, stanno uccidendo qualsiasi speranza per il presente e per il futuro. Riconoscere questa realtà significa, forse, smettere di essere vecchi o pavidi o arraffoni. Ma molti ucciderebbero piuttosto che vedere davvero come si sono ridotti, in cosa si sono trasformati. Molto meglio continuare a infervorarsi, discutere, distribuire giudizi e dare colpe all'altro, che non è abbastanza "democratico" o "di sinistra" o che è "fascista" o che "rema contro il partito" o che è "populista" o che non è "responsabile" o che... Qualsiasi cosa per prendere tempo, per restare ciò che si è, per mantenere vivi riferimenti ormai morti, che non servono a nessuno anzi fanno male, come iniezioni di steroidi nel corpo di un settantenne, come viagra per continuare a fare quello che non è più neanche sesso ma necrofilia, come una celebrazione continua del proprio corpo sociale e politico ormai in decomposizione. Come una mummia che si tiene in salotto, come un teatro di maschere o qualsiasi altra cosa corrotta e decomposta possa venire in mente. La democrazia è diventata un'altra faccia di quello stesso mostro contro il quale si voleva combattere. E tutto questo è reso possibile in massima parte da un adagio, da un mantra che passa di bocca in bocca, una di quelle cose che a forza di ripeterle diventano la verità, una di quelle frasi apparentemente innocue ma invece profondamente feroci, che si è sedimentata negli animi fin dalla nostra infanzia e che si è traformata in dogma, qualcosa che zittisce e a cui non si può ribattere, da cui anche la maggior parte dei giovani non sono ancora riusciti a distaccarsi e finché non lo faranno non ci sarà mai una reale evoluzione; e questa frase, all'interno di una discussione qualunque, suona più o meno così: "la democrazia sarà imperfetta, ma è pur sempre il migliore sistema che l'uomo si sia mai dato, L'UNICO POSSIBILE". Questa frase è violenza.

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