mercoledì 10 febbraio 2010

Chirurgia estetica e civiltà della rimozione


Ancora vent'anni fa, la chirurgia estetica di cui si aveva notizia fra i comuni mortali era limitata alla correzione del naso o delle orecchie a sventola. Si pensava, se proprio c'è qualcuno che ha un tale complesso del naso da sopportare di farselo martellare via per poi ritrovarselo scolpito alla francese, non c'è molto da eccepire. Senza contare che la chirurgia estetica nasce per rendere servizi meritevoli: corregge labbri leporini, setti nasali deviati, malformazioni che creano disagio fisico e/o psicologico; rimedia a offese del corpo, procurate da incidenti o malattie.

Ma è evidente che nasce come estrema ratio a problemi reali, non indotti. E che è invece diventata ben presto la corte dei miracoli dell'intero baraccone mediatico.

Dove una volta c'erano bagni con latte d'asina (o sangue di vergine assassinata, se ti chiamavi Elizabeth Bathory) e filtri d'amore, ora ci sono il bisturi e le iniezioni di botulino. Le vergini e le asine ringraziano, ma certo si è perso molto in termini di mistero e di magia.

Se ne è guadagnato però in risultati. Madonna potrebbe sembrare nonna con i suoi 50 anni, invece appare ancora come la zia più grande che si mantiene in forma. Questo è rassicurante per tutti, perché i segni del tempo sono offensivi, scandalizzano.

Abbiamo bisogno di rassicurazioni che siano allo stesso tempo rivoluzionarie e piccine.

Le signore dell'alta società, danarose e avanguardiste, avevano già iniziato a farsi impiantare protesi al seno negli anni Sessanta, ma la cosa veniva taciuta. Fino a quando una protesi non fosse esplosa ad alta quota, nessuno ne avrebbe saputo mai niente. E si tacitavano le domande maliziose con la menzogna imbarazzata, raccontando di cure ormonali miracolose o sviluppi tardivi.

Poi improvvisamente, sotto i nostri occhi la chirurgia estetica diventa un’ossessione di massa.

Gli interventi correttivi non conoscono più limiti: dal seno all’addome, passando per le natiche, le borse sotto gli occhi e la cancellazione delle rughe. Qualsiasi sia la fascia sociale di appartenenza, nessuno si nega più per principio un finanziamento rateizzato per una parte del corpo nuova, quasi fosse un lusso necessario, se si passa la contraddizione in termini.

Sembra davvero molto lontano il tempo in cui erano le attrici e le esponenti del jet set a coltivare l’ossessione per il proprio aspetto, lasciapassare per una carriera e una visibilità il più lunga possibile (ed erano sempre loro a rinchiudersi in casa e non farsi più vedere in pubblico quando la beltà le abbandonava definitivamente). Queste infelici erano le uniche a intristirsi oltre misura per la loro avvenenza perduta, a non reggere il confronto con un mondo che non le guardava più ammirato e non stendeva più il tappeto rosso al loro passaggio, ma al limite gli cedeva il posto sul tram.

Tutte le altre, più pragmatiche o meno dotate da Madre Natura, che non avevano conosciuto i sospiri degli ambasciatori e degli uomini del bel mondo, entravano nella fase della matrona e se la vivevano in tutta tranquillità, pure con un certo sollievo per essere finalmente esonerate dall’imbellettamento e dal confronto obbligato con le altre donne.

Incredibilmente, oggi è la gente comune ad ingaggiare la stessa lotta contro il proprio corpo. Senza nessuna ragione plausibile, di colpo il comune cittadino, ma più precisamente la comune cittadina, sente di dover corrispondere lo stesso standard estetico una volta confinato agli dei dell'Olimpo - le star del cinema, della musica e della televisione - in cambio di non meglio specificati benefici sociali. E il grande inganno sta tutto nella frase che ogni aspirante al bisturi ripete, che come un mantra rimbalza dalle riviste femminili ai salotti televisivi: “Lo faccio per me stessa, per sentirmi più a mio agio col mio corpo”.

La cura estrema di sé si rivela un business tanto più lucroso quanto più fondato sulle insicurezze delle donne, che sono potenzialmente infinite. Insicurezze che vengono nutrite da quella che possiamo definire società di Photoshop, mutazione della ormai datata società delle immagini.

La perfezione estetica richiesta in particolare alle donne è uno dei tanti frutti avvelenati riservati all'altra metà del cielo nell'arduo cammino del post femminismo. Sembra che ogni conquista femminile sia stata nel tempo castrata e trasformata nel suo opposto, senza che le donne fossero in grado di opporre una reale resistenza. Nelle ragazzine il senso di inadeguatezza è talmente radicato che arrivano a richiedere un seno nuovo come regalo per i 18 anni e gli adulti le accontentano.

La liberazione del corpo è stata sapientemente guidata fino all’ossessione per la perfezione fisica.

Va ricordato che le donne di tutte le epoche hanno sempre rincorso il sogno di essere le più belle del reame, una delle rare occasioni di potere femminile (che non a caso, pone le donne in competizione l'una contro l'altra). Allo scopo, avevano dalla loro tutta una serie di trucchi e di astuzie per tenere a bada le ingiurie del tempo e i difetti. I cosmetici, l’abito, l'acconciatura, le luci. Ma era una messa in scena, una recita. E per quelle poche fra loro che ricercavano l’autenticità a scapito dell’apparenza, ha parlato per tutte Anna Magnani, quando disse al suo truccatore che voleva coprirle le rughe prima di una scena: “Lasciamele tutte. Ci ho messo una vita a farmele venire”.

Va da sé che ci vuole tempra, per tenersi le rughe, con tutto quello che rappresentano.

Ma l’attuale impermeabilità alla vecchiaia è totale. La vecchiaia è troppo prossima alla morte per essere contemplata nella società di Photoshop, che è anche e soprattutto società della rimozione.

Ma se la vecchiaia non riesce a raggiungerci più neanche nella rappresentazione, è molto difficile imparare a gestirla, a considerarla una fase della vita da affrontare coi mezzi che abbiamo a disposizione e probabilmente crolleremo quando ci si presenterà davanti. Correremo a farla rimuovere, dolorosamente, dal bisturi. Non ci daremo pace.

Dove sono finite le Titine de Filippo, le sore Lelle? L’espressività di un’attrice può essere sacrificata in cambio di un volto levigato? Perché ci sono stangone mummificate e inguainate a presentare i programmi televisivi e mai vecchine coi capelli azzurati? Ma le signorine buonasera che sembravano rassicuranti zie, dove sono?

Sarebbe bello avere modo di abituarsi di nuovo alla realtà. Per favore.





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