domenica 25 aprile 2010

Le Bestie di Satana V Parte - I Fatti 2


Il 19 maggio Andrea Volpe è stato infine assolto anche dall’accusa di calunnia nei confronti di Nicola Sapone. Nonostante abbia accusato l’ex amico Sapone di un delitto che non poteva aver commesso (cfr. parte 1), i magistrati hanno deciso che il fatto non sussiste. Non si tratta di calunnia, ma di testimonianza resa per “sentito dire” e sempre, ovviamente, “in buona fede”. La maledetta, presunta “buona fede” di Volpe che ha condannato a quasi 30 anni di carcere Marco Zampollo, Paolo Leoni e Eros Monterosso per delitti che non hanno commesso. Infatti li ha commessi lui.

Bisogna dire che Nicola Sapone, intentando questo processo per calunnia, che avrebbe potuto far riaprire il processo principale (ma non è detta l’ultima, perché i legali di Sapone ricorreranno in appello), stesse lavorando soprattutto per loro. Perché con due ergastoli sulle spalle, lui di certo non ha grandi speranze di uscire, anche se il suo ruolo sarebbe notevolmente ridimensionato se e quando finalmente si smetterà di prendere per oro colato le dichiarazioni di Volpe. Ma è evidente che al Sapone proprio non va giù che il suo ex amico la faccia franca. Che non paghi fino in fondo per le sue azioni, scaricandole sugli altri. Certo è dimostrato che Sapone partecipò almeno al primo delitto, il delitto Tollis-Marino. Ma è alquanto improbabile che infierì sul corpo di Mariangela Pezzotta, come il Volpe ha voluto fortemente far credere (cfr parte 1). La pesantezza della condanna di Nicola Sapone deriva principalmente dal fatto che non ha mai collaborato con gli inquirenti e non ha mai confermato le tesi di Volpe, in sostanza quello che gli inquirenti volevano sentire: ha infatti sempre negato l’esistenza della setta satanica, nonché la sua posizione di presunto leader e non ha mai fatto i nomi di altri per alleggerire la propria posizione.

Tutto ha avuto inizio la notte del 17 gennaio 1998, quando Fabio Tollis e Chiara Marino spariscono dalla faccia della terra, dopo essere usciti di casa per passare il sabato sera, come al solito, al Midnight pub di Milano.
Nel 2004 il reo confesso Andrea Volpe permette il ritrovamento dei loro cadaveri nei boschi di Somma Lombardo.
Michele Tollis, il padre di Fabio, per 6 anni aveva investigato sulla scomparsa del figlio, da solo. Nessuno gli dava più retta. Tutti a dirgli che era stata una fuga d’amore. Ma era impossibile crederlo, per chiunque conoscesse Fabio. A seguito dell’omicidio di Mariangela Pezzotta, Michele Tollis ha la conferma delle sue ipotesi peggiori e capisce che Andrea Volpe è coinvolto. Finalmente, quattro mesi dopo essere stato colto in flagrante, Volpe si decide a collaborare. E fa nomi a palla, come ben sappiamo. Nessuno tratta più Michele Tollis da importuno, fra gli inquirenti: anzi, si pende dalle sue labbra. E qualsiasi siano i suoi sospetti, li si verifica con sollecitudine. Glielo si deve, dopo 6 anni in cui lo si è lasciato solo. Forse per eccesso di zelo ci si fa un po’ prendere la mano e non si aspettano riscontri per incarcerare diverse persone.

La sera dell’omicidio, Fabio fa un’ultima telefonata a casa verso le 23, per chiedere a suo padre se può dormire fuori. Permesso negato. L’ultima volta che lo vedono sta andando via in macchina con Andrea Volpe, Mario Maccione, Chiara Marino e Nicola Sapone. Dicono che vogliono andare al Nautilus, un localone rock in provincia di Varese.
Nel giro di un’ora Michele Tollis è davanti al Midnight per riportare a casa il figlio, ma non lo trova. Paolo “Ozzy” Leoni gli va incontro, cercando di tranquillizzarlo. Ma per l’accusa si è trattato invece di “depistaggio”, in quanto lui avrebbe saputo esattamente cosa stava per succedere. Marco Zampollo è dietro l’angolo a bere qualcosa al Memphis, un altro locale. Per l’accusa, si stava nascondendo dal padre di Fabio. Anche in questo caso, qualsiasi cosa faccia o dica lo Zampollo, sbaglia comunque. Monterosso era a passare la serata da tutt’altra parte.

La carovana, che non è mai arrivata al Nautilus, si ferma invece da qualche parte nei boschi intorno a Somma Lombardo, dove Pietro “Wedra” Guerrieri giorni prima aveva scavato una buca, insieme ad Andrea Bontade, che la sera dell’omicidio non si presentò e che fu in seguito, per questo motivo, “indotto al suicidio” dalla setta, secondo l’accusa.

Pietro “Wedra” Guerrieri pare fosse una specie di burattino nelle mani degli altri, una persona psicologicamente molto disturbata a causa dell’assunzione di cocaina e altre droghe protratta negli anni: era già passato per due ricoveri psichiatrici.
E’ il terzo “pentito” del gruppo, insieme a Maccione e Volpe, e ha reso anche lui una quantità di dichiarazioni che vanno a convergere sempre nello stesso punto: la setta esisteva, agivamo spinti dalla paura di essere uccisi dagli altri membri, eccetera eccetera. E’ stato condannato a 12 anni con rito abbreviato. Pare che il Guerrieri fosse affetto da manie di persecuzione: alcuni avventori del Midnight pub ricordano diversi episodi con “Wedra” protagonista, che sbrocca all’improvviso senza motivo apparente dandosi alla fuga, urlando contro i passanti, scaraventandosi fuori da macchine in corsa in preda al panico. Era una sorta di personaggio tragicomico, caratteristico del luogo, che vivacizzava certi sabati sera un po’ noiosi.

Quando la macchina arriva nel bosco, nei pressi della buca, avviene la mattanza. Fabio e Chiara vengono uccisi brutalmente, con numerose coltellate e colpi di mazza. Poi vengono gettati nella buca e ricoperti di terra. Pare si sia infierito sui cadaveri, orinandogli addosso.
Nel parlare di quella tragica sera Andrea Volpe, come suo solito, addossa gran parte della colpa a Nicola Sapone. E’ stato Sapone a infilare i ricci nella bocca di Fabio per impedirgli di gridare. E’ stato Sapone che gli ha ordinato di scendere nella buca per finire Fabio, ma lui, poveretto, non se l’è sentita. E così, è stato ovviamente Sapone a finire il lavoro sporco, dopo che Mario Maccione l’aveva iniziato. In effetti è quasi certo che fu Maccione a colpire per primo, tanto che nella furia omicida si ferì ad una mano. Sempre Sapone, avrebbe poi ballato sulla fossa gridando: “Ora siete zombie”.
E Volpe, invece? Lui ha dovuto tirare qualche pugnalata a Fabio, ma più che altro lo teneva fermo.

Secondo Maccione, al contrario fu proprio Volpe ad accanirsi col coltello su Chiara e poi sì, è vero che teneva fermo Fabio, ma intanto urlava di correre all’auto a prendere la mazza con cui finirlo. Maccione dichiara anche di essere stato drogato dagli altri e di non ricordare nulla, salvo poi ricordarsi dei particolari di cui sopra. Certo, lui non voleva uccidere nessuno. Tanto che arriva a dire che erano stati Fabio e Chiara, in preda a vero e proprio misticismo satanico, potremmo definirlo, a chiedere ai compari di essere immolati in sacrificio al principe delle tenebre.

D’altronde, Mario Maccione, che era minorenne all’epoca dei fatti e se l’è cavata con 19 anni con rito abbreviato, è colui che si è sempre autodefinito un medium.
Non è certo tipo da farsi molti scrupoli, in nessun senso, tanto che la sera dopo l’omicidio ha dormito tranquillamente nel letto di Fabio, suo amico d’infanzia.
Lui e Guerrieri sono le due pedine nelle mani di Volpe: sono loro che assicurano una parvenza di riscontro alle dichiarazioni di quest’ultimo. Ma è del tutto logico, considerando che sono stati rinchiusi tutti e tre nello stesso carcere di Busto, dove avrebbero potuto tranquillamente concordare una versione comune, diversamente da Sapone, Leoni, Monterosso e Zampollo. Cosa c’era di meglio per questi due gregari, terrorizzati dalle conseguenze delle loro azioni, se non di seguire (a modo loro, cioè a casaccio) le indicazioni del capo, come avevano sempre fatto fino a quel momento? Quando il capo ti garantisce, e a ragion veduta, che solo così c’è speranza di cavarsela tutti quanti in pochi anni, lasciando a marcire in carcere qualcun altro?
Perchè farsi scrupoli, dopo che si è dormito nel letto di Fabio?

Maccione è il fantasista del gruppo. Lui si preoccupa solo di dire panzane sui demoni che gli parlavano o sugli assurdi moventi che avrebbero spinto il gruppo al duplice omicidio. Oltre alla versione dell’immolazione spontanea delle vittime, il vero colpo di genio è quello in cui Chiara sarebbe stata uccisa su ordine dei demoni perchè “incarnava la Madonna”. Non apettatevi mai una ricostruzione men che improbabile da parte di Maccione, delle cose “serie” si occupa infatti, in qualche modo, Andrea Volpe. Il compito di Maccione è di spararle grosse, in una sorta di strategia autodifensiva demenziale (ma evidentemente efficace), del tipo “più ci credono sciroccati meglio è per noi”.

Una delle sue ultime boutade in ordine di tempo è quella (ovviamente ripresa come oro colato dai mezzi di comunicazione) in cui le vittime della setta satanica sarebbero ben 18. Ma lui lo dice solo ora, perché prima il suo cervello era annebbiato dalle droghe che ha assunto per anni, solo adesso inizia a ricordare. Peccato non sappia mai dire chi sia stato ucciso, né come, né dove. Le droghe, vostro onore. Intanto, si è scavato a caso in mezza Brianza, inutilmente.

Comunque, il teorema preso per buono, alla fin fine, è quello secondo cui non ci si poteva allontanare dal gruppo senza pagare con la vita. A questo proposito, sarebbe interessante chiedere a tutte le persone che negli anni sono entrati e usciti dal gruppo in questione, cosa ci facevano tutti vivi e vegeti a testimoniare in tribunale dettagli importantissimi del tipo: “Sì, in effetti tizio e caio erano strani…” Uno è assurto al ruolo di teste fondamentale per aver dichiarato che Leoni ce l’aveva con lui per qualche vecchia ruggine e che la volta in cui lui provò a rivolgergli la parola in segno di pace, quello gli avrebbe ringhiato contro.
Questo teste può ora sicuramente dormire sonni tranquilli, senza ringhi di sorta.

Va detto però che la cosa più inquietante di Maccione è che in realtà lui ce l’ha a morte con Volpe. Proprio non lo può vedere. E sebbene si sia accodato alla tattica del capo, ogni tanto vorrebbe, con le sue deboli forze, far intuire che la verità è un’altra. Ma niente pare possa più scalfire questo gigantesco castello onirico-giudiziario in cui sono tutti invischiati, giudicati e giudicanti. Lui ci prova, dichiarando ad esempio (nel corso dell’interrogatorio del 13 ottobre 2004) che la situazione nel gruppo sarebbe degenerata in seguito all’arrivo di Volpe, sia per quanto riguarda l’uso di droghe che per la nascita di continue tensioni interne; Leoni, invece, sarebbe descritto come un semplice megalomane esibizionista e narciso. Tutt’altra versione insomma, rispetto a quella di Leoni capo carismatico senza pietà a cui tutti devono obbedienza.

Sono sempre di Maccione le parole intercettate in cella che discolpano “Ozzy”, Eros e Marco (cfr. parte 1) e che insinuano il dubbio che Volpe stia facendo solo il proprio gioco, coinvolgendo più gente possibile. E ancora, non appare un caso che faccia rivestire proprio a Volpe il ruolo più scatenato nell’uccidere Fabio e Chiara, quello che guidava l’azione. Anche Elisabetta Ballarin sosteneva che la furia omicida di Volpe era inarrestabile, la sera dell’omicidio di Mariangela, e che Sapone non c’entrava per nulla.
Comunque la si giri, si torna sempre allo stesso punto.

Ma se è tutto campato in aria, allora quale sarebbe il vero movente dell’omicidio Tollis-Marino?
Perché un movente c’è ed è decisamente più concreto rispetto ai presunti deliri satanici.
Il movente è vecchio come il mondo: i soldi.
Consideriamo che abbiamo tre assassini che sono, in primo luogo, tre tossici.
Volpe tossico era e tossico è rimasto, anche nell’abilità di mentire e dare la colpa agli altri, come tutti i tossici di professione. La sua carriera di tossico ha il suo fulgido culmine nella serata al massacro con la Ballarin e nell’omicidio di Mariangela, da cui era solito succhiare soldi per la droga (cfr. parte 1).
Maccione aveva smesso di essere lucido probabilmente subito dopo la scuola dell’obbligo: a 16 anni era già un consumato sperimentatore di droghe, in particolare sintetiche, specie nell’ultimo periodo sotto la guida di Andrea Volpe, per sua stessa ammissione.
Sapone evidentemente, se era lì quella sera con quei due, non disdegnava le droghe, e men che meno i soldi.

I soldi li aveva Chiara Marino. Erano 188 milioni di lire che aveva incassato dall’assicurazione per un incidente in motorino occorsole qualche anno prima e che ora poteva finalmente ritirare.
Non erano un mistero, quei soldi, Chiara ne aveva parlato con tutti.
E dunque, perchè non supporre che tre tossici mezzi sfaccendati abbiano portato una ragazza di notte in un bosco, una ragazza che potenzialmente poteva valere 188 milioni di lire, per ottenere da lei questi soldi? E che la buca scavata in precedenza, potesse magari far parte della strategia intimidatoria, grezza quanto i suoi ideatori, ossia quella di spaventare la Marino minacciandola di morte per farsi consegnare quello che volevano, cioè i soldi?

Partendo da questo presupposto, niente di più facile che poi la situazione sia degenerata, considerate le condizioni perlomeno alterate degli attori principali e l’intervento di Fabio che si è messo di mezzo, di traverso ai loro piani. Perché Fabio era un ragazzone grande e grosso, un gigante buono, a detta di chi l’ha conosciuto e giusto perché erano in tre e scatenati gli assassini hanno potuto aver la meglio su di lui.
Il quadro risulta così chiarissimo: se metti insieme tre tossici strafatti che vogliono arrivare ai soldi, una ragazza urlante che rifiuta di intendere ragione e un ragazzone che perde le staffe e inizia a menar le mani, non può che finire come in effetti è finita. Ma no. E’ colpa di Satana.

La cosa incredibile è che in Tribunale non si sia mai tenuta in considerazione la questione dei soldi dell’assicurazione di Chiara Marino. Se n’è parlato forse in una delle udienze iniziali, se n’è accennato solo in un paio di articoli di giornale prima che l’ossessione satanica via cavo occultasse ogni tentativo di analisi razionale, prima che le dichiarazioni di Volpe sommergessero i fatti di incongruità, illazioni, insinuazioni gratuite e inutili spacciate per verità.
Ma poi i soldi, che motivazione banale. Chissà di quanto lavoro sarebbero stati privi degli onesti cittadini, su cosa avrebbero disquisito onesti opinionisti e giornalisti, a toglier loro di sotto il naso questo nuovo e succulento marchio de “le Bestie di Satana”.

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